SEMINARIO SU JEAN-BAPTISTE SAY
Una settimana fa, venerdì 18 marzo, ho partecipato ad un seminario sull'economista francese ottocentesco Jean-Baptiste Say, all'Università di Neuchatel.
L'incontro si inserisce in un ciclo di seminari riguardanti le concezioni repubblicane nel 19° secolo.
A presiedere le 3 ore di puro dibattito economico-filosofico, è stato André Tiran, ovvero il presidente dell'Università Lyon 2, ed esperto sulla figura storica di Say.
Il professore ha pubblicato accurate opere critiche degli scritti di Say e ne dirige attualmente l'edizione di tutte le opere.
Al seminario eravamo in 10, compreso il professore e io ero una delle due sole donne presenti. Mi sono seduta in prima fila per non perdere neanche una parola del discorso di Tiran. L'impresa non è stata facile, perché parlava in un francese velocissimo, con abbreviazioni e parole lasciate a metà per non perdere neanche un secondo del tempo a disposizione. Ma ne sono uscita piena di ammirazione per quest'uomo, e per me che sono arrivata al termine delle 3 ore.
Non conoscevo per niente Jean-Baptiste Say, questo economista francese dal pensiero ottimistico.
Ciò che ho scoperto, e che è rimasto nella mia memoria è che, vissuto tra il 18° e il 19° secolo, Say dà voce alle tensioni ed ai bisogni della classe media del suo tempo, con un piglio decisamente liberale.
In quanto ideologista, scrive delle opere accessibili a tutta quella parte del popolo che sapeva leggere. Lo fa utilizzando una scrittura lineare e pulita, e ciò gli ha causato le critiche di alcuni studiosi.
Marx ne lesse l'opera omnia, riportandone alcune parti nel primo capitolo del Capitale. Non si astiene però dal criticarlo, per visioni politiche differenti.
Un punto cruciale della formazione di Say, è lo studio della lingua italiana che gli dà la possibilità di leggere Galiani e Pietro Verri. Per imparare l'inglese invece, trascorre un periodo di apprendistato in Inghilterra con suo fratello.
Il suo primo vero lavoro è all'interno di una redazione di una rivista, per quale inizierà a scrivere delle opere teatrali. In questo periodo Say viene fortemente influenzato dalle idee che Rousseau espone nell'Emile. Lavora per un periodo al tribunale di Parigi e poi nelle Università, come professore di economia.
Le idee di cui parla nelle sue prime opere, si basano sul concetto di una società libera. Il consiglio che dà a tutti coloro che lo leggono, è di tenere conto del valore di chi ci circonda, in quanto potrebbe essere utile al nostro obiettivo.
Ogni individuo dovrebbe quindi capire perfettamente l'intero sistema sociale che gli ruota attorno, per percepire esattamente il proprio ruolo ed il modo per adempierlo al meglio.
Ecco perché le opinioni degli altri creano di fatto un individuo, soprattutto in funzione della ricchezza. Nel senso che tutte le risorse utilizzate per arricchirsi o per raggiungere un certo ruolo nella società, non contano quanto la propria vanità.
L'interesse e l'opinione che gli altri hanno di noi, per Say, è il motore che spinge ogni ambizione.
Inoltre secondo questo economista, la società, non è per niente una struttura spontanea, organizzata dagli individui, in quanto ognuno di noi arriva in un ambiente sociale già completamente formato.
Sono queste riflessioni ad avermi colpita maggiormente, in quanto, per me che cerco sempre di tenermi un po' alla larga dalla società attuale, è illuminante capire che senza gli altri io stessa non esisterei, né i miei sogni.
Le opere successive sono pregne di teorie economiche con le quali Say crede di dare alla classe politica gli strumenti necessari per soddisfare i bisogni del ceto medio. In quanto l'esigenza primaria di un individuo è sfamarsi per sopravvivere, è questo può avvenire solo in un corretto sistema finanziario, con un mercato attivo.
A questo indirizzo, la locandina ufficiale dei prossimi seminari.