Cara Italia - esposizione a Delémont
Lettori, in questo post voglio presentarvi un'esposizione che ho recentemente visitato in Svizzera.
Come molti di voi sapranno già, da circa cinque anni vivo in Svizzera per motivi personali e lavorativi. (Potete leggere qualcosa su di me nella biografia a questo link:http://arghiroculture.blogspot.com/p/benvenuto-in-questo-blog-troverai-le.html).
Credo di essermi integrata molto bene nel Paese in cui vivo, nonostante ciò, le radici italiane rimangono certamente forti e importanti. L'Italia mi scorre nelle vene e dà luce ai miei occhi, rendendo la mia identità a volte un po' impenetrabile per gli svizzeri.
Non nego che nel corso di questi anni, mi è capitato molte volte di inciampare in stereotipi e pregiudizi che gli svizzeri hanno su noi italiani. Come quella volta che una collega mi chiese se nel Sud Italia si vivesse solo di lavoro nero!
Ecco perché sono stata piacevolmente sorpresa quando sono venuta a sapere di un'esposizione dedicata ai migranti italiani in Svizzera al Musée jurassien d'art et d'histoire di Delémont.
Facciata del museo a Delémont |
Due giovani donne di 18 anni, all'ultimo anno del liceo di Porrentruy (JU), per la loro tesi di maturità, hanno deciso di indagare le loro radici italiane. Laetitia Brugnerotto e Axalia Vollmer, infatti, sono entrambe discendenti di italiani arrivati in Svizzera per ragioni di lavoro.
Hanno avuto, così, la possibilità di mettere in piedi un'esposizione al Museo di Delémont. Purtroppo l'esposizione è terminata la scorsa domenica, ma vorrei comunque presentarvela come esempio di uno sguardo positivo che gli svizzeri riservano a noi, migranti italiani.
L'esposizione è stata allestita nella stanza al pianterreno del museo, dedicata alle esposizioni flash. L'ingresso è gratuito. Entrata in questa sala ho notato diversi tavoli in legno addossati alle pareti, sui quali erano esposti diversi oggetti dall'aspetto antico. Avvicinandomi ai tavoli, ho potuto osservare meglio gli oggetti e leggere la storia che li accompagnava. Ho apprezzato molti i video realizzati delle due studentesse, nei quali si può ascoltare la testimonianza dei migranti proprietari degli oggetti esposti.
Una storia che mi ha emozionato, ad esempio, è quella di una donna che ha prestato al museo alcuni pezzi della sua dote di matrimonio.
Vedere degli oggetti così personali esposti nel museo mi ha permesso di avere una visione panoramica della vita dei migranti all'estero.
Gli oggetti esposti, a mio avviso, sono il simbolo di un'identità che gli italiani si portavano appresso per mostrare agli altri e ricordare a loro stessi le loro origini.
Quando si parte dalla propria terra natale per andare in cerca di una vita migliore, nella valigia di ciascuno c'è un oggetto che rappresenta la propria appartenenza. Tale oggetto, spesso, ha un valore inestimabile per il proprietario perché racchiude la sua storia e quella della sua famiglia.
Il fatto che alcuni di tali oggetti siano arrivati nel museo per raccontare una realtà toccante è la prova della presa di coscienza dell'esistenza di un gruppo della popolazione che viveva e vive in Svizzera in un modo tutto suo, spesso rimanendo ai margini. Per paura di essere fraintesi e criticati.
La Svizzera ha aperto le porte a tantissimi migranti ma ha sempre preteso una certa omologazione delle culture. Volendo salvaguardare la sua di tradizione, la Svizzera spesso ignora quei gruppi minoritari che però, a voler ben guardare, le regalano tanta ricchezza culturale.
Bravissime Laetitia e Axalia, e complimenti al Musée jurassien d'art et d'histoire.
L'esposizione raccontata dalla RSI in questo video:
https://www.rsi.ch/play/tv/telegiornale/video/cara-italia?urn=urn:rsi:video:13875412