IL MIELE
Cunsija è ora una giovane sposa e trascorre le lente giornate tra il duro lavoro nel magazzino del tabacco e i momenti di tranquillità in famiglia.
Negli anni che precedono la seconda guerra mondiale, Mussolini aveva stabilito una ricompensa in denaro per tutti coloro che si fossero sposati. 'Nciccu e Cunsija decidono quindi di andare a Lecce per riscuotere il loro premio.
Prima però sarebbero passati dal gerarca del paese per salutarlo.
Prima però sarebbero passati dal gerarca del paese per salutarlo.
Negli anni '30 ad Ugento, non si trovavano che frutta ed ortaggi selvatici.
Quindi Don Llau, ghiotto di mele, visti i giovani amici, ne approfitta per chiederne a 'Nciccu un chilo da Lecce.
Il giovane non ha problemi ad accettare, la sua sposa però, Cunsija, è molto perplessa riguardo la richiesta del gerarca.
Come avrebbero potuto portare da Lecce un chilo di mele senza un contenitore adatto?
Ci pensa un po', ricordando la promessa fatta a 'Nciccu di non intervenire a casaccio, ma poi non può proprio resistere: <Don Llau ma tei signuria nu buccacciu pe lu mele?> (Don Llau, ha lei un vasetto per il miele?), chiede.
Il gerarca conosce bene la stravaganza della giovane Cunsija, ma questa non l'ha proprio capita!
<Consiglia, puoi usare una sporta. Se non ne hai, quella che vedi sulla credenza andrà benissimo>, le risponde.
Cunsija è ancora più confusa: <E poi nnu se n'esse u mele ta sporta?> (E poi il miele non esce dalla sporta?), domanda.
Don Llau non può credere alle sue orecchie: <Consiglia, mele ho detto, mele>.
<Ca ieu mele sta dicu!> (Che io miele intendo!), puntualizza Cunsija.
A questo punto 'Nciccu è esasperato: <Cunsija e mele, e mele> urla, unendo le dita delle mani a cerchio per far capire all'ingenua Cunsija che si tratta del frutto e non del miele!
Nessuno può più trattenere le risate e Cunsija accenna delle scuse un po' imbarazzate.
Dopo aver preso la sporta di Don Llau, i due giovani salutano il gerarca e partono alla volta di Lecce.
Sarà un viaggio di due ore su un treno spartano e affollato, ma questa è un'altra storia!
(Il malinteso su cui si basa il racconto, è causato dall'omonimia, nel dialetto salentino, del miele e delle mele.
Ecco cosa aveva confuso la nostra Cunsija, abituata ad un linguaggio semplice e casereccio).